La negazione dello sguardo Print

TIZIANA BUSCHETTU E L’ENIGMA DELLA DONNA Parlare delle opere di Tiziana Buschettu significa entrare in quell’universo misterioso, impenetrabile, complesso ed articolato chiamato “Donna”. Un universo di cui l’autrice ci fornisce delle possibili chiavi di lettura, svelandone solo in parte gli arcani. Anzi l’artista ammicca, ma in fondo non vuole svelare, nella convinzione che non sia possibile sondare l’insondabile, esplorare gli infiniti meandri e sfaccettature che forse la donna stessa non è in grado di indagare nelle sue profondità più remote. Intriga l’osservatore, strizza l’occhio senza svelare, suggerisce senza dire. Le sue figure mute sembrano volerci parlare e raccontarci di loro; figure femminili senza tempo o, meglio, in cui tutto il tempo è racchiuso. Il racconto figurativo femminile di Tiziana avviene prevalentemente mediante i ritratti, resi con lievità e dolcezza da un trucco discreto ma perfetto. I suoi modelli sono carichi di una raffinata eleganza, di un poetico esotismo e di una sottile carica sensuale. Il racconto, giocato su rigorose linee compositive, è articolato e si svolge mediante la progressiva lettura di particolari che svolgono il ruolo di attori principali della sua ricerca; l’occhio come riflesso dell’anima e porta dell’interiorità, la bocca rossa e carnosa come luogo della passione e del desiderio ma nel contempo fonte della parola e quindi del pensiero, le acconciature caratterizzate da un insistente e complesso decorativismo che rinvia alla complessità del pensiero che dietro ad esse si genera. Un decorativismo che ritroviamo nella raffinatezza minuziosa e scrupolosa degli ornamenti e della natura. Quella natura sempre presente nelle sue opere ed intimamente connessa alla rappresentazione della donna, poiché entrambe accomunate e assimilate dal loro ruolo generatore e ri-generatore della vita. Il tutto gestito attraverso un esteso registro cromatico, pur sempre misurato, fatto di colori squillanti e saturi, modulati attraverso un sapiente uso della luce. L’artista infatti coglie e rende le vibrazioni della luce in un sottile ma accurato gioco chiaroscurale che conferisce all’opera una particolare atmosfera, suggestiva e coinvolgente, alla quale lo spettatore non è in grado di sottrarsi. Architetto Marcello Molteni